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La Stampa
Cronaca sui giornali

 Dall'archivio de "La Stampa", 4 febbraio 1937

soccorsi maggio 1937 e cappella canosio
A sinistra: Maggio 1937, la ricerca delle ultime vittime. 
A destra: Cappella di San Sebastiano a Canosio, agghindata per i funerali. 
(Foto proprietà Francesco Corrado, da "Almeno la memoria")

LA SCIAGURA DI VAL MAIRA

Cuneo, 3 notte

Venti alpini, dei quali il più vecchio era il loro comandante di plotone, il tenente Marchioni di Frosinone, che soltanto da pochi giorni aveva aggiunto al suo cappello il secondo gallone d'argento, hanno trovato la morte fra l'ondata di una slavina.

La neve aveva cominciato a scendere fittissima nella provincia di Cuneo e con estrema intensità verso le alte vallate, la notte di mercoledì scorso, alla vigilia della partenza per le escursioni invernali del battaglione Dronero, comandato dal maggiore di Stato Maggiore Chiusi, che si era già spostato a Prazzo in Val Maira, una borgata a un'ora circa di automobile da Dronero.

Le tre compagnie lasciavano la cittadina alpestre sotto una nevicata imponente che durava poi tutto il giorno successivo e si prolungava fino a venerdì per placarsi soltanto nella notte sotto la spinta dissipatrice di un vento gelido e impetuoso.

La tragica slavina

Nessuno poteva supporre il cambiamento di temperatura verificatosi il sabato scorso. Alla notte rigidissima di venerdì successe una giornata quasi tiepida. Il sabato mattina, secondo gli ordini ricevuti dalle superiori autorità, le tre compagnie del battaglione dislocate in località diverse, prendevano la strada della montagna. 

Si iniziava il ciclo faticoso, ardito e qualche volta addirittura eroico delle esercitazioni invernali che ogni anno si svolgono per tutti i reggimenti alpini, da quando gli alpini sono stati istituiti.

La diciottesima compagnia del battaglione Dronero, appartenente al secondo reggimento alpini della Divisione Cuneense, doveva la mattina di sabato scorso spostarsi dalla frazione Preit, ove era arrivata il giorno prima, al passo della Gardetta. Sul passo che è alto 2437 metri esiste un ricovero che gli alpini della diottesima dovevano raggiungere.

Il capitano Trevisan, comandante della Compagnia, alla testa di un plotone di sciatori, apriva la marcia. Alle ore 14 l'intero reparto si trovava ormai alla fine della sua fatica ed anzi il capitano era già arrivato con gli sciatori al rifugio ove l'aveva poi raggiunto il primo plotone. Il secondo, comandato dal tenente Marchioni, procedeva a mezza costa quasi sotto la vetta, il terzo lo seguiva a breve distanza.

Ad un certo momento di sotto gli uomini del secondo plotone è partita una slavina della profondità di una cinquantina di metri e lunga altrettanto, di uno spessore di poco superiore ai cinque metri.

Il tenente, due sergenti e una ventina di alpini vennero travolti dalla neve molle, pesante che, precipitando a valle, li sepolse. Un attimo solo e fra il primo e il terzo plotone si stabilì il tragico vuoto. I superstiti della diciottesima si lanciarono immediatamente al soccorso dei compagni e cinque ne estrassero dalla neve, tre dei quali un po' più gravemente feriti, vennero inviati all'ospedale di Bra e due, che appena ammaccati e contusi restarono coraggiosamente sul posto.

Sotto la tormenta

Della sciagura venne immediatamente avvertito il comandante di battaglione che domenica mattina era già sul posto con il comandante di reggimento, colonnello De Castiglioni.

Intanto un'altra compagnia del Dronero, la diciannovesima, al comando del capitano Palazzi, muovendosi da fondo valle, con ammirevole celerità si portava in prossimità in prossimità del passo. Una seconda valanga per poco non la travolse.

A malgrado del pericolo imminente e persistente gli alpini seguitarono il lavoro sotto la tormenta che cominciava ad infuriare. Agli alpini si aggiunsero i valorosi militi della confinaria.

Alle otto arrivarono da Alessandria S.E. Bastico, comandante di Corpo d'Armata, il generale Gerbino Promis comandante della Divisione alpina «Cuneense», il generale Testa, e poco più tardi, provenienti da Roma, S.E. Bollati, aiutante di campo di S.M. l'Imperatore, S.E. Tua, comandante il Corpo d'Armata di Torino, S.E. il Prefetto Vezio Orazi, il Federale di Cuneo Antonio Bonino.

Alle quattordici di domenica la opera di soccorso venne sospesa per le condizioni atmosferiche avverse e riprendeva lunedì mattina e S.E. Canale, ispettore delle truppe Alpine, proveniente da Roma, iniziava un'inchiesta.

Nella sera di detto giorno e nelle prime ore di quello successivo sedici salme erano già recuperate e precisamente raccolte nella chiesetta di borgo Preit.

Persistendo il pericolo delle valanghe S.E. Canale ha fatto cessare le ricerche e trasportare a Canosio, una borgata più accessibile che non quella di Preit, le salme che quivi sono state pietosamente racchiuse nelle bare e collocate temporaneamente nella chiesetta di tale borgata ove le hanno vegliate ininterrottamente plotoni di Alpini agli ordini del capitano Palazzi.

Questa notte le bare verranno portate a spalle dai commilitoni in fondo valle, di dove con camions raggiungeranno Dronero e ivi deposte in una camera ardente allestita nella caserma alpina "Aldo Beltricco".

I funerali verranno eseguiti in forma solennissima sabato prossimo a Dronero. Il primo saluto alle vittime della montagna è stato dato dal prefetto di Cuneo, ex-Federale di Roma, S.E. Orazi il quale ha parlato alle compagnie radunate sul luogo della sciagura infondendo agli alpini, con la sua calda parola nuova e rinnovata energia per le future imprese.

e.q.

Almeno la memoria
gli altri scritti dell'opera

 
Nevicata 2008 Aldo Beltricco Battaglione Dronero Valanghe a Canosio Come si viveva Alpini a Dronero
Parroco Canosio I nostri alpini Gloria ai caduti Sacrificio dei forti La Stampa I soccorsi Giovanna Poracchia
Quel tragico febbraio Le vittime Anniversario di una tragedia 80 anni dopo La valanga
La Stampa - creata (19/11/2017) - modificata (19/11/2017) - vista 2911
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