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I nostri alpini
I nostri alpini

 I NOSTRI ALPINI

(dal Bollettino Parrocchiale di Dronero, 1° marzo 1937)

Don Giovanni Raviolo
Don Giovanni Raviolo, parroco di Dronero 
dal 1935 al 1937 (qui ritratto nel 1936)

Il nostro Battaglione Alpino di Dronero è stato colpito da una grande sventura; nelle esercitazioni invernali tra Canosio e Preit una valanga ne travolse venticinque. (Seguono i nomi dei 23 morti).

La notizia si diffuse in città destando ogni commiserazione e rimaneva sempre una tenue speranza che fosse esagerata come talora accade o si giungesse a salvarli, se non tutti, almeno la maggior parte. Purtroppo non fu così: e a un lutto così grande tutte le feste cittadine furono sospese, i tricolori abbrunati, il Fascio Femminile con drappi, fiori, piante verdi e ceri allestì nell'ampio salone della Caserma Beltricco una grande camera ardente, tutta Dronero, sgomenta da tanta sventura, stava attendendo i suoi Alpini. Il 4 Febbraio sera essi giunsero: erano diciotto e furono schierati nell'ampia sala su due lati, in capo il Tenente Marchioni, a ciascuno il suo cartello, con nome e cognome, il suo drappo tricolore, i suoi fiori, il suo cero, sullo sfondo della sala un altare dove Venerdì 5 alle ore 10 l'Arciprete, per cura degli ascritti all'Azione Cattolica, celebrò la Santa Messa di suffragio cui assistevano le Autorità militari, le cittadine, i primi parenti arrivati e gli ascritti all'A.C., il Fascio Femminile. Cominciò allora il pietoso pellegrinaggio che durò ininterrotto tutto il giorno fino a tarda sera: tutta Dronero passò a salutare e pregare per i suoi Alpini. Montavano la guardia d'onore Alpini in congedo e Organizzazioni del regime.

Sabato 6 Febbraio alle ore 10.30 s'iniziò il solenne funerale. Nell'ampia piazza prospiciente la Caserma son disposti, su tre lati Battaglioni Alpini e rappresentanze delle varie Armi, sul lato della tettoia la folla delle Autorità e delle Rappresentanze con gagliardetti. Giungono le compagnie Religiose e il Clero locale cui si sono aggiunti parecchi Parroci dei dintorni e della Valle Maira.

Il Colonnello De Castiglioni fa l'appello dei Caduti, l'Arciprete s'avanza e fa la levata dei cadaveri, e s'inizia il corteo lunghissimo, quale mai Dronero ha veduto e al cui perfetto ordine provvidero il V. Podestà Avv. Resplendino e il Segretario Avv. Bella. Precedono le Organizzazioni del Regime e le truppe intercalate da due bande, vengono le Compagnie Religiose, il Clero, e poi i feretri. Sono diciotto, in testa il Tenente Marchionni, posati ciascuno su un cassone d'artiglieria trainato da quattro cavalli, scortati da Alpini e da Giovani Fascisti, su ogni feretro il tricolore e una corona di fiori, seguono i parenti, poi vengono le Autorità di cui è impossibile dare un elenco completo, notiamo S.E. Generale designato d'Armata Tua Commendator Angelo, rappresentante il Capo del Governo; S.E. Generale Comandante del Corpo d'Armata di Alessandria Bastico Comm. Ettore – Generale della Divisione del «Monviso» Cuneo Gerbino Promis Comm. Pietro – Generale di Divis. Ispet. Truppe Alpine Canale Comm. Antero; Generale di Divisione comandante 4.a Divisione Alpina Cuneese Testa Comm. Umberto – Generale di Divisione Comandante la Zona Militare Messina Comm. Francesco; Generale di Divisione Aerea Bernasconi Comm. Ernesto; Colonnello Comandante il 2° Reggimento Alpini Decastiglioni Comm. Maurizio Lazzaro; S.E. Generale di Corpo d'A. in congedo Bes Comm. Michele Celestino (già ispettore truppe alpine); Generale di Brigata in congedo Girotto Comm. Mario; S.E. il Prefetto della Provincia di Cuneo Vezio Orazi; il Segretario federale di Cuneo Bonino Comm. Antonio; S.E. il Senatore Soleri Comm. Giovanni (già Ministro della Guerra); Colonnello Comandante il 1° Alpini Ricagno Comm.Umberto – Colonnello Comandante la Legione R.R. C.C. Demarinis Comm. Gilbeto; e un larghissimo stuolo di Generali, Ufficiali, superiori di tutte le specialità dell'Esercito e della Milizia. L'Associazione N. Alpini è presente col suo Presidente S.E. Manaresi, col labaro del X°, con l'Ispettore Nazionale On. Toselli, con Comandanti e Rappresentanze di tutta la zona. Inoltre Senatori, Deputati, Autorità Provinciali e della Magistratura, Podestà, Gerarchie, Rappresentanze di tutti i centri principali della Provincia.

Esequie a Dronero
Il corteo solenne per le vie di Dronero (qui in Via Giolitti, oggi Via IV Novembre).

Il passaggio nel Borgo Sottano, di fronte alla chiesa di San Rocco
Discesa lungo Borgo Sottano, 
di fronte alla chiesa di San Rocco

Il percorso del corteo funebre

Labari, gagliardetti, bandiere, divise che si susseguono innumerevoli e una fiumana di gente accorsa da tutta la plaga. Il corteo si snoda attraverso due fitte ali di spettatori muti, scende a Piazza XX Settembre (dal 1945 intitolata Piazza Martiri della Libertà, volgarmente anche detta Piazza del Teatro), l'attraversa fino a metà, piega verso la Confraternita, tocca l'Ospedale, scende al Borgo sottano, a San Rocco, ed eccolo attraverso al vecchio  ponte merlato in Borgo Macra, l'attraversa e per il ponte nuovo si porta alla Parrocchia. Già da tempo ha raggiunto la chiesa e ancora sul ponte vecchio seguita la sfilata. Sulla porta della Chiesa il Podestà ha collocato una scritta: «Accogli, o Dio Pietoso – e dona luce eterna – alle anime di questi fieri Alpini – caduti nell'adempimento del più sacro dovere verso la Patria».

I funerali a Dronero
Il passaggio delle bare sul ponte nuovo di Dronero

Ingresso della Parrocchia di Dronero
Le bare all'arrivo nella chiesa parrocchiale

Il piazzale è tenuto sgombro da cordoni militari, accedono alla chiesa soltanto le rappresentanze delle Compagnie Religiose, il Clero, le Autorità e le varie Rappresentanze. L'interno è stato diviso e assegnato: le Compagnie Religiose occupano la navata a sinistra entrando e il giro dell'abside, la navata destra è per gli Ufficiali, in presbitero in un banco a destra dell'altare le alte Autorità accompagnate dal Podestà del luogo Conte O. Di San Martino, e dal Segretario Politico Rag. Giorgio Olivero, in un banco a sinistra il clero, in coro la fabbriceria, le altre Autorità e le rappresentanze e la selva dei gagliardetti occupano la navata centrale. L'ampia arcata tra il pulpito e la balaustra è stat sgombra di banchi, e sur un gran tappeto, tra trofei di bandiere e di armi, con un picchetto d'onore, due cannoni e quattro Carabinieri in uniforme vengono disposte le diciotto bare, sei, e sei, e poi sei. Il Colonnello Di Castiglioni le segue; i parenti si dispongono ai due lati in banchi appositi.

Le parole di don Raviolo

L'Arciprete celebra la Messa solenne assistito dai Parroci di Villar San Costanzo e San Chiaffredo di Busca, che tra quegli Alpini hanno un loro parrocchiano, e prima di terminare le esequie, parla così:

«Prima di impartire l'ultima benedizione rivolgiamo a questi nostri Alpini un saluto.
È il saluto di S.E. Mons. Vescovo di Saluzzo, che non ha potuto partecipare a questa funzione per la morte di sua sorella; è il saluto della nostra Dronero, orgogliosa e affezionata al suo Battaglione Alpino, Dronero che in questi giorni ha vissuto i giorni di ansia e di angoscia mortale, e che ha abbunato le sue bandiere, Dronero che oggi in questa chiesa, dove le gioie più intime e i dolori più angosciosi delle sue famiglie, vengono consecrati, porta e offre a Dio voi, che della Dronerese siete porzione eletta. È il saluto della nostra Val Maira, che vi aveva sentiti salire cantando alle sue nevi e vi ha visti scendere muti, e che oggi è scesa con larga rappresentanza di Autorità civili e religiose a onorare le vittime, a commiserare una disgrazia, che non ha precedenti nella storia della Valle.
È il saluto di quanti hanno un cuor umano che oggi compatiscono nella vostra sorte la giovinezza troncata e il dolore dei vostri padri e delle vostre madri, perché i padri e le madri son per dar vita e non sepoltura ai figliuoli.
È il saluto di coloro che vivono quotidianamente alla scuola del dovere e che oggi, con la loro presenza, hanno voluto onorare in voi le vittime del dovere. Per questo il tricolore scende e vi abbraccia, come abbracciò altri sulle sabbie d'Africa, come abbracciò altri in tempi più lontani su altri monti e su altre nevi, perché agli uni e agli altri è unica la ragione di gloria: la fedeltà al proprio dovere fino alla morte, onde di tutti si può far l'elogio che fa lo Spirito Santo di Eleazaro nel libro II dei Maccabei: hoc modo vita decessit, non solum iuvenibus, sed et universae genti exemplum virtutis et fortitudinis derelinquens. (Macc. VI-31) [Così egli passò di vita, lasciando non solo ai giovani, ma alle intere genti della nazione la memoria della sua morte, e un esempio di virtù e di fortezza].

Mentre celebriamo con tanta angoscia queste esequie, ravviviamo la nostra fede in Dio. Dio è sempre padre, padre quando vivifica, padre quando mortifica. E se talora non scorgiamo subito questo affetto pateno, non chiediamogli perché, tanto meno davanti a coloro che tanto hanno obbedito senza chiedere perché.
Dio con una stessa mano sopra i nostri monti sparge sul dorso degli agnelli, la calda lana che è calore e vita, e sparge la neve e il gelo in cui trovaste la morte; qui dat nivem sicut lanam (Salmo 147) [dà la neve come (fiocchi di) lana]. Dio ancora, in un giorno non lontano, al tiepido spirare dei zefiri, quasi un Suo pronubo fiato scioglierà le nevi e i geli e il monte riprenderà le sue canzoni, e la sua vita; flabit spiritus eius et fluent aquae (Salmo 147) [soffia il suo vento e scorrono le acque]. E così un giorno, da questo vostro gelo, susciterà una vita novella, e questi fiori fiori chinati e chiusi in un gelo mortale riaprirà in primavera eterna che non conoscerà separazione e pianto, quella vita novella, quella primavera etena che noi speriamo che questi nostri figliuoli abbiano raggiunto o presto raggiungano.

Mentre ultimiamo il rito della chiesa preghiamo.
Preghiamo Iddio, affinchè come tanto dolore ha largito, così tanto conforto conceda a tutti, ma specialmente alle loro famiglie, alle loro madri. Questi giovani erano partiti dal loro paese cantando nella gioconda baldanza dei vent'anni, e vi tornano muti, nelle loro chiese, li aspettavano riti d'amore e di vita, e vi tornano per riti di morte, i genitori li attendevano presso al focolare e ogni giorno col desiderio e colla preghiera affrettavano il loro ritorno perché sarebbero stati il loro sostegno e ne avrebbero lacrimata la tomba, e invece saranno essi a piantare la croce dei figliuoli.
Preghiamo Iddio che a tanto strazio conceda ampio il Suo conforto con la rassegnazione, con la fede, la speranza, la certezza di un ritorno; di un'unione che non avrà mai fine e che non è lontana.

E preghiamo Iddio per questi nostri Alpini.
Al sacrificio della vita nell'adempimento del proprio dovere Dio concederà certamente il premio del dovere. Egli che di ogni dovere è fondamento; all'olocausto di una giovinezza concederà anche di poter soddisfare in molta parte se qualche leggerezza l'età avesse dettato; noi con la nostra preghiera cooperiamo affinchè questa soddisfazione sia piena, sia pronta, affinchè, se ancora non lo fossero, possano quanto prima risorgere dalla santissima onda del perdono di N.S. Gesù Cristo,

rifatti sì come piante novelle
rinovellate di novella fronda,
puri e disposti a salire alle stelle.
        (Dante – Purgatorio XXXIII-148) ».

Sono le 13. La chiesa sfolla. Le bare ad una, ad una escono: l'organo le saluta col Piave, col Piave le accolgono le bande sull'ampio piazzale, adorno di molte ghirlande tra cui spiccano quelle di S.E. il Capo del Governo e Miistro delle Armate Benito Mussolini; di S.E. Starace Comm. Achille Segretario del P.N.F.; del Comando designato d'Armata di Torino; dell'Associazione Nazionale Alpini; del Comando del Corpo d'Armata di Alessandria; del Comando della Divisione del Monviso, Cuneo; della 4.a Divisione Alpina Cuneese; del 2° Reggimento Alpini, Cuneo; del 1° Reggimento Alpini Mondovi; del 33° Reggimento Fanteria, Cuneo; del 44° Reggimento Fanteria, Saluzzo; del 4° Artiglieria Alpina, Cuneo; del Comando della Zona Aerea di Torino; dell'Autocentro di Cuneo e poi tutti i Fasci dell'alta Provincia, Municipi, Enti privati, Associazioni di ex militari, ecc., e i diciotto Alpini lasciano Dronero e tornano ai loro paesi nativi. Dronero mai vide e mai dimenticherà un tanto pietoso avvenimento e affinchè ne resti nelle famiglie una memoria concreta il Bollettino Parrocchiale ne fece questa relazione.

Lettere di ringraziamento
Nei giorni seguenti sono giunti all'arciprete lettere di ringraziamento da S.E. il Generale Testa, Comandante la Divisione Alpina Cuneese, dall'On. Comando del Battaglione Dronero e dall'Ill.mo Sig. Colonnello Di Castiglioni Comandante del 2° Alpini, il quale scrisse così:

Cuneo li 10 Febbraio 1937-XV

M.R. Arciprete di Dronero.

«A nome del Reggimento e mio voglia accogliere l'espressione del nostro animo grato e commosso per la Sua viva partecipazione al nostro dolore e per le Sue nobili parole di cristiana e umana pietà in onoranza dei bravi Alpini caduti sull'alpe, nell'adempimento del dovere.

«La prego di estendere il ringraziamento ai Suoi collaboratori e a tutti i fedeli di Dronero che in qualsiasi maniera concorsero alle solenni onoranze dimostrando il sincero e profondo attaccamento al loro Battaglione.

«Con ossequio e cordialità.

Suo dev.mo ed obbl.mo

Il Colonnello Comandante

M. L. DE CASTIGLIONE.

Bollettino Parrocchiale di Dronero

Fotografie:
- Ritratto don Raviolo: "Una Comunità e il suo Pastore: don Giovanni Raviolo, Arciprete di Dronero dal 1935 al 1980", don Pietro Conte-don Oreste Franco; Parrocchia Maggiore "SS. Andrea e Ponzio", Dronero, 1995.

- Immagini del funerale: foto proprietà Dario Vineis, riprese in "Almeno la memoria. Rocca la Meja 30 gennaio 1937", Mario Cordero; Comunità Montana Valle Maira, 1987. 

Almeno la memoria
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I nostri alpini - creata (19/11/2017) - modificata (19/11/2017) - vista 3140
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