La canzone di Dronero La ricerca storica della canzone di Dronero ai tempi del coronavirus.
Copertina del disco
Nelle prime settimane del coronavirus si stava chiusi in casa e ognuno cercava una via di fuga aprendo antichi cassetti; rispolverando un giradischi si ascoltava la musica di quando eravamo bambini insieme alla mia cara mamma. Come sempre accade, fra i vecchi dischi anni ’60 e ’70 compare lui: “A l’imbuch d’la Val Maira”, ossia all’ingresso della Valle Maira, dove su due sponde rocciose del fiume unite da un ponte medievale sorge la bella città di Dronero.
Condividendo le musiche e le copertine di tanti dischi dell’epoca sui social, ecco che improvviso giunge un gradito messaggio dell’ingegnere Luigi Massimo, appassionato stusioso dell’architettura delle Alpi Occitane e Provenzali.
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16 marzo 2020 Luigi Massimo Vedo per caso che scrivi: cercando l'introvabile "A l'imbuch d'la Val Maira"… Non è poi così introvabile: l’aveva scritta mio padre quasi 100 anni fa sull'aria di una canzone allora di moda, "Partono gli emigranti". Se non hai il testo te lo posso mandare. Mio padre (che si chiamava Luigi come me) lo ha scritto nel settembre 1923, dedicando la canzone "Nostalgia di Dronero" a tutti i droneresi emigrati nel mondo nei decenni precedenti.
Noterai che il dialetto piemontese usato in questa canzone è più torinese che dronerese (es: "t'vedi" mentre a Dronero sarebbe "vèdès"), forse era anche una forma di snobismo. A quel tempo c'era una vita sociale molto intensa nella "buona società" dronerese, che faceva riferimento alla "Società Villeggianti", in riva al Maira, sotto l'ala del teatro.
Se ti interessasse mio padre ha lasciato molte fotografie di quel periodo, con il tennis, lo "schettinaggio" e i bagni in Maira con i costumi d’epoca: è interessante notare come in quelle del 1910 non ci fosse ancora il Ponte Nuovo, costruito nel 1914.
A proposito della canzone, che ascolto per la prima volta in questa versione: noto che i ritmi del disco sono ben diversi da quelli usati a quel tempo (e anche ai tempi della mia gioventù). Allora la si cantava come se fosse un pezzo d'opera lirica, nello stile di Caruso quando interpretava le canzoni napoletane. Ciao, Luigi
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Ecco parte del materiale inviato da Luigi Massimo: la sorpresa è stata ricevere un articolo di giornale del 1910 che raccontava una festa a Dronero organizzata da suo papà Luigi Massimo; lo stile cristallizza nel tempo lo spirito di allegria e di spensieratezza della gioventù borghese della città. “Molte istantanee rimarranno duraturo ricordo di sí splendida giornata” scriveva il giornalista... ed infatti eccole qui riproposte a 110 anni di distanza! E si respira ancora viva negli sguardi delle persone ritratte l’atmosfera di quella bella giornata di inizio settembre: una preziosa fotografia della Dronero del 1910.
Immagini scattate nel settembre 1910 a Dronero, la stessa giornata a cui si riferisce l'articolo (Foto Luigi Masssimo)
Di seguito l’articolo che descrive i fatti di quel giorno, pubblicato il 21 settembre 1910 sulla “Sentinella delle Alpi” di Cuneo.
La festa di chiusura della colonia villeggiante a Dronero
Festa di luce, festa di colori e di bellezza, fu quella che domenica, animata si svolse nello splendido circolo dei villeggianti droneresi che, qual prodigio di mago artista, sorse quest’anno civettuolo e simpatico, sulle pittoresche rive del Macra. Invero l’ing. Luigi Massimo non poteva preparare ai villeggianti sorpresa più gradita, né i villeggianti potevano dare a lui maggiore dimostrazione del loro gradimento, quanto domenica, durante le gare di skattini, di tennis, di ping-pong, nuoto e bersaglio.
L’olisterodromo di domenica aveva l’aspetto di una serra di magnifici fiori. Quanto di più eletto ha la piccola industriosa città di Dronero, era appunto raccolto in quella sala per assistere alle gare di skattini.
Evoco quali figure di sogno le snelle, graziosissime figurine delle signorine Anna Savio deliziosa in bianco, e Luisa Savio elegantissima in celeste che, accompagnate dagli eleganti cavalieri signor Giacomo Lombardi e tenente Antonio Macario, intrepide intrecciarono vorticosi giri e balances sulle rapide ruote degli skattini vincendo il primo premio, mentre i già valenti principianti, quali le signorine Ida Re, Clelia Comi, Maria Caldo, Stefanina e Luigi Lombardi, e i deliziosi bimbi dell’ing. Lombardi Paolo, Edoardo e Pia, tentavano arditi voli e giri animati dal cimento della gara.
Intanto l'ing. Luigi Massimo direttore cortese e infaticabile della festa, preparava il campo pel tennis.
L’elegantissima signorina Re in attillato abito sportivo bianco, giocò meravigliosamente; le era compagno il fratello nobile Vico Re tenente nei bianchi lancieri, giocatore perfettissimo. A loro spettò la vittoria in prima gara, contro i signori Giacomo Lombardi e avv. Uberto Re che, in seconda gara ebbero, grazie alla loro destrezza e abilità nel gioco, applaudita vittoria.
Molte istantanee furono prese da valentissimi dilettanti quali l’avv. Giuseppe Voli, l’elegantissimo e cortesissimo tenente Carlo Savio dei lancieri di Mantova e ing. Luigi Massimo. Esse rimarranno duraturo ricordo di sí splendida giornata.
Macra, baciata dal sole, rapida scorreva fra il verde folto degli alberi, invitando col suo fresco sussurro ad arditi cimenti. E gli intrepidi nuotatori sig. Margaria, Berto Lombardi e ing. Massimo, accettando l’invito, corsero al bel fiume dalla rapida corrente, gareggiando in nuoto. La vittoria arrise all’ing. Luigi Massimo, e fu un urrah giocondo quello che salutò il vincitore, a cui già aveva arriso splendida la vittoria su molti pregiudizi e molto scetticismo circa la fortuna; grandiosa invero, del circolo suo.
All’invito del presidente del Circolo, avvocato Emanuele Massimo, infaticabile coadiutore del fratello ingegnere, uno stuolo di signorine si riunì in piccola conca verde per il tiro al bersaglio. La vittoria arrise alla bellissima signorina Anna Savio, vera Diana cacciatrice, per la perfezione del tiro. A lei facevano corona la signorina Silvia Stampini in elegantissima toeletta bianca, la signorina Elisa Corte deliziosa in bianco, la bellissima signorina Maria Lombardi, in celeste, le signorine Carolina e Maria Voli, piene di grazia e di brio, pure in bianco.
Tutte belle ed eleganti le spettatrici fra cui: la signorina Lina Bonelli in splendida toeletta bleu saxe che così bene s’addiceva alla sua bionda bellezza, la sig.ra Massimo Re in elegantissima toeletta bianca, la sig.na Gina Savio bellissima in foulard bleu a pois bianchi la sig.ra Campana, splendida, in bianco, la sig.na Rosalia Savio in skantung crème, elegantissime entrambe; la sig.ra Besó in deliziosa toeletta nera pallietté, la sig.ra Maria Massimo Bonelli in elegantissimo abito di foulard bleu che le si addiceva meravigliosamente; la bellissima sig.ra Lombardi in voile grigio; la sig.ra Teresa Savio in abito nero, la sig.ra Stampini in voile nero, la sig. Ranise distintissima figura, in bleu, la sig.ra Chionetti in mauve bellissima, colla deliziosa sorella in bianco, la sig.ra Peppina Caldo, la gentile signora del Sindaco, in bellissimo abito marrone, la sig.ra Chiavarino in abito nero, la sig.ra Massimo Giriodi in nero e molte altre ancora di cui mi sfugge il nome ed a cui chiedo scusa per l’involontaria omissione. Fra gli uomini: comm. Pietro Savio, comm. Ettore Stampini, dott. Besó, geom. Felice Lombardi, avv. Martelli, avv. Baldioli, cav. Marino, sig. Margaria, avv. Faccio, tenente Cottafavi e molti altri ancora.
Bellissimi premi toccarono ai vincitori delle gare.
A sera, mentre tremule in cielo palpitavano le prime stelle, fulgide occhieggiando nella serenità pura dell’aria, venne sospesa la festa che, a notte, doveva proseguire più animata ancora.
E si ballò e le danze si protrassero fino alle prime ore del mattino.
Fiaccole dai vividi colori, palloncini graziosi rendevano il luogo fantastico. Pareva evocazione di uno di quei bei racconti delle “ Mille e una notte ” in cui si narrano feste di fate!
Ancora foto scattate a Dronero la stessa giornata a cui si riferisce l'articolo (Foto Luigi Masssimo)
Dai dati che si ricavano dall’articolo, la giornata della festa fu domenica 18 settembre 1910: da appassionato di astronomia, mi permetto di aggiungere cosa quei giovani felici videro in cielo durante la notte, per renderne ancora più vivo il ricordo. Subito dopo il tramonto c’era un luminoso Giove basso a ovest nelle stelle della Vergine, prossimo al tramonto; invece a est stava sorgendo la Luna nell’Acquario. Fu dunque una notte illuminata dalla Luna piena! Un’ora dopo il tramonto a est sorgeva Saturno nelle stelle dell’Ariete. Al mattino, prima dell’alba, si alzava ad est una luminosissima Venere nel Leone.
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Ritornando alla canzone di Dronero, scritta da Luigi Massimo nel 1923, ecco lo spartito musicale della lirica originale “Fox-trot della Nostalgia” su cui è stata riadattata.
Qui invece il tiretto originale del 1923 con il testo della canzone “Nostalgia di Dronero”. Trenta anni dopo venne anche riportato nella guida turistica “Dronero, dintorni e Valle Maira”, scritta da Ottavio Angelo Ferrero nel 1953.
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Adesso facciamo un altro salto avanti nel tempo e arriviamo al 1973. Ci sono altri amici che si ritrovano nelle trattorie del paese per fare festa e passare delle serate in compagnia, cantando la bellezza della gioventù. Chitarra, fisarmonica e buoni bicchieri di vino per esprimere la voglia di vivere in un anno terribile: la grande tensione internazionale è infatti sfociata con la guerra di Egitto e Siria che attaccano Israele, sostenuti dai paesi arabi che alzano i prezzi del barile innescando la crisi mondiale del petrolio, portandolo a prezzi altissimi. Si arriva al blocco delle esportazioni e l’Italia subisce duramente la chiusura dei rubinetti. Si gira a piedi o in bicicletta, le fabbriche rischiano la chiusura, si dosa il riscaldamento delle case; si cercano nuovi giacimenti di petrolio nel Mare del Nord, le parole d’ordine diventano “risparmio energetico”, “nucleare”, “ecologia”. Quando poco dopo scoppia la guerra fra Iran e Iraq, proprio per il costo del petrolio, la situazione torna lentamente alla normalità, con un pianeta che si scanna ufficialmente per l’oro nero.
Con questa tempesta che si abbatte drammaticamente sull’Italia, i giovani per loro natura mantengono la voglia di divertirsi: il carburante per cantare certo non manca, neanche nei periodi più bui. È l’anno del successo planetario di Elvis Prisley, esce The dark side of the Moon dei Pynk Floyd, finisce ufficialmente la Guerra del Vietnam; a New York si inaugurano le Torri Gemelle, a Londra il ponte sul Tamigi; dopo le elezioni americane scoppia il caso Watergate, mentre Bill Gates inizia a fondare il suo impero dei computer. Sarà l’ultimo anno in cui l’uomo andrà sulla Luna.
Ma ascoltiamo la testimonianza di uno di quei giovani, che con gli amici saranno protagonisti nella realizzazione del disco “A l’imbuch d’la Val Maira”: è sua la voce e la chitarra della canzone di Dronero. Il suo racconto rivela i retroscena di come nacque l’idea, coinvolgendo il parroco, la trattoria “Delle Alpi” in via Roma, i carabinieri e la corriera parcheggiata in piazza delle Bestie…
Così si svagavano i ragazzi all’inizio degli anni ’70: ce lo racconta Guido Collo, mio caro cugino e compagno di tante giornate alla Gardetta, lui in veste di presidente della sezione del CAI di Dronero; durante il periodo di confinamento mi ha fatto avere il suo ricordo insieme ad alcune fotografie.
Intervista a Guido Collo,chitarra e voce della canzone Nustalgia d’ Drune’, al centro nella foto con la Corale Santa Cecilia; alla sinistra, Giovanni Gertosio e Giovanni Coalova con la fisarmonica.
“Era il 1972 quando un gruppo di tre amici (Domenico Poggio, Giovanni Gertosio e io), insieme al gruppo della corale Santa Cecilia di Dronero, abbozzarono l’idea di incidere un long playing da 33 1/3 giri con canti, musiche e voci della Valle Maira. Ne parlammo un po’ nelle serate all’osteria e infine arrivò la decisione di Domenico Poggio di appoggiare l’idea a cura de “Il Drago”, il giornale di Dronero, con il titolo del disco “A l’imbuch d’la Val Maira”, ossia all’imbocco della Valle Maira dove si trova la nostra bella città.
Il problema era che dovevamo trovare il locale per fare le prove: ecco che con il permesso dell’allora arciprete don Raviolo ottenemmo il locale della sacrestia, dove iniziammo a cantare. Finite le prove ufficiali con la Corale Santa Cecilia, riprendevamo nuovamente in via Roma alla trattoria “Delle Alpi” (da Icardi), due sere a settimana con il canto e l’accompagnamento musicale delle due chitarre di Giovanni Gertosio e Guido, con Giovanni Coalova alla fisarmonica. Erano tempi allora dove l’amicizia era forte e un buon bicchiere di vino ci inebriava di grande passione e felicità, tanto è vero che a volte venivano ad ascoltarci e sedevano con noi anche i Carabinieri di Dronero fin dopo la mezzanotte!
Poi, quando la trattoria chiudeva, forniti di qualche bottiglia di vino… andavamo ancora tutti in Piazza XX Settembre, dove c’era sempre il rimorchio sganciato dalla motrice del pullman che al mattino avrebbe portato gli studenti delle superiori a scuola a Cuneo.
Mentre si saliva a bordo Giovanni Gertosio, in veste di controllore, con simpatico umorismo consigliava a quelli che soffrivano il “mal di pullman” di occupare i posti a sedere davanti, anche se naturalmente il rimorchio sarebbe rimasto fermo! Così alle volte si facevano le ore tarde… però con allegria e tante risate!
Quando finalmente ci sentimmo preparati per la grande impresa, poiché incidere un disco LP era allora un evento molto importante, la redazione del Drago contattò la sala di registrazione “Prince” di Torino, la stessa del famoso chansonnier Gipo Farassino!
Partimmo un mattino sul pullman (questa volta sul serio) con una visibile preoccupazione sul volto di tutti, nella speranza che al momento dell’esecuzione andasse tutto bene, senza “stecche” o stonature. Impiegammo tutto il giorno a registrare il disco e con noi c’era anche la corale Valle Maira, che eseguì bellissimi canti di montagna: andò tutto bene.
Il ritorno a casa fu un trionfo di piacere e canti di festa per aver raggiunto l’obiettivo.
Dopo questa magnifica avventura si decise di fare una cena per festeggiare l’evento, dove con grande piacere parteciparono, anche da protagonisti cantori, l’arciprete don Giovanni Raviolo e don Michele Rossa. Fu una serata memorabile di fraternità, con canti e musica! Erano con noi anche Leonino con il sax, Matterin e Giovanni Coalova con le fisarmoniche ed io con la chitarra.
Finalmente arrivarono i primi dischi incisi, che in poco tempo andarono a ruba: non solo dalle nostre parti, ma anche in tutto il mondo dove i nostri concittadini erano emigrati negli anni.
In seguito al successo fummo ingaggiati per numerosi concerti.
La nostra fu un’esperienza indimenticabile, mi fa piacere sapere che dopo molti decenni rimane ancora nei cuori di tanti droneresi ed è un'emozione indescrivibile ascoltarla ancora. Grazie a Enrico Collo che ha eseguito un montaggio video dove la canzone “Nostalgia di Dronero” è accompagnata dai panorami stupendi e mozzafiato di Dronero. Ciao, Guido"
Primavera 1973: don Tallone Agostino, l’arciprete don Giovanni Raviolo e don Michele Rossa invitati alla festa per festeggiare il disco di Dronero.
Festeggiamenti della serata; al centro, Guido Collo con gli amici David Gino, Leonino Mario, Felice Porato, Bono Giovanni, Aimar Giannino.
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La parola passa adesso alle pagine de Il Drago, il cui direttore responsabile nel 1973 era Gianni Romeo, già affermato giornalista e corrispondente sportivo in giro per il mondo raccontando Olimpiadi, Mondiali, Tour de France, Coppa Davis,… Seguiva atletica, nuoto, ciclismo e tennis scrivendo articoli nella sua carriera per TuttoSport, la Gazzetta dello Sport e La Stampa.
Ringrazio per le seguenti informazioni Elda Gottero, fra i soci fondatori del giornale dronerese nel 1969 e sempre attiva nell’impegno sociale, politico e scolastico della nostra cittadina, oggi anima e cuore dell’associazione Voci del mondo che dal 2001 si occupa dell’integrazione degli immigrati nel tessuto sociale e lavorativo di Dronero.
Così racconta quel periodo: “La sede della redazione del Drago era presso l’Osteria Oriente in Via Roma, gestita dai miei genitori: si trattava di un gruppo di amici che si ritrovavano puntualmente tutti i martedì e i venerdì sera, per discutere dei problemi di politica, cultura e amministrazione locale. Gestire l’uscita di un giornale era allora un lavoro manuale e artigianale che impegnava diverse persone: gli articoli erano spesso scritti a mano e bisognava quindi ribatterli con la macchina da scrivere (ricordo con piacere le trascrizioni dei testi di Pietro Ponzo e Piero Raina, i poeti della valle), poi c’erano da correggere le bozze; l’osteria era il luogo in cui venivano le persone a portare le proposte o le proteste con lettere o spesso direttamente a voce; dopo accesi dibattiti della redazione, bisognava portare le bozze alla tipografia, gestire gli abbonamenti, attaccare le etichette degli indirizzi a mano sui giornali freschi di stampa, consegnarli alle edicole e alle poste. Tutti davamo una mano, convinti di fare un servizio utile per il paese e la nostra valle.
Finito da noi, si andava poi al ristorante Tripoli a giocare a carte, dove potevi incontrare allo stesso tavolo geometri, avvocati, magistrati e operai, tutti insieme senza distinzioni di classe; oppure si andava all’Osteria Delle Alpi per cantare: e tutto questo solo in via Roma! Dronero era proprio una bella città, dove alla sera si usciva a piedi nel centro storico molto più di oggi.
Il geometra Domenico Poggio, che quell’anno propose alla redazione l’idea di un disco con i canti della Valle Maira, è stato un grande amico per molte persone: grazie al suo lavoro conosceva bene le vicende di tutta la valle, facendosi portavoce sul giornale dei problemi della montagna. Ad esempio, nella prima pagina che annuncia il disco troviamo un suo articolo: “La punizione dei poveri – A proposito di imposta di famiglia”, in cui si denunciano le ingiustizie sociali nelle tassazioni della riforma fiscale di quell’anno. La proposta era che ogni comune avrebbe ricevuto dallo Stato ciò che sarebbe riuscito ad incassare dalle tasse, lasciando la possibilità agli amministratori di aumentare i costi delle stesse, laddove si evidenziava come lo stipendio di un pensionato in montagna era di sole 24.000 lire al mese. “Quindi se lo Stato applicherà così la ripartizione dei fondi, i poveri comuni della valle non riceveranno niente. Saranno puniti perché la loro popolazione è povera e non poteva essere tassata, ed in questo gioco, privo di concreta giustizia, creeremo nell’aristocrazia dei paesi già ricchi, comuni ancora più ricchi, mentre si verificherà di contrapposto la punizione dei miseri comuni delle vallate di montagna. […] Vi è una responsabilità morale della nazione e dei ricchi più fortunati verso i paesi più poveri”. Questo scriveva Domenico Poggio nel 1973, in un articolo a caso: fa meditare la visione concreta e attuale del futuro che verrà.
Nel rettangolo giallo: annuncio della presentazione del disco al "Villino delle Rose" il 24 aprile 1973.
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Ecco gli articoli che il Drago dedicò al disco della Valle Maira, recuperati dallo studente universitario Alessandro Monetti nel pieno dell’emergenza pandemia, quando eravamo tutti rinchiusi in casa.
Martedì 10 aprile 1973 Al’Imbuc d’la Val Maira Il 24 aprile alle ore 21 nel salone del “Villino”, sarà presentato ai nostri lettori il disco inciso a cura del “Drago” dalle corali “Santa Cecilia” e “Valle Maira”. I nostri abbonati potranno poi avere il disco, microsolco-stereofonico con 12 composizioni posto in elegante busta copertina stampata dalla “Bertello di Borgo S.D.” al puro prezzo di costo. Con questo disco il “Drago” intende rendere omaggio alla Valle Maira, al suo patrimonio culturale, artistico e umano che è qui espresso attraverso le voci, le musiche più popolari e genuine della nostra gente, nel nostro tempo degne di essere ricordate e tramandate. Sono i canti semplici che noi tutti conosciamo e amiamo ascoltare nelle sagre campestri, nelle osterie e che ci vengono qui evocati da due gruppi di amici che, con genuinità e semplicità, esprimono, attraverso il canto, l’amore che li lega alla loro terra.
Articoli sul numero del 10 maggio 1973: la grande festa del disco.
Giovedì 10 maggio 1973 Grande successo della serata del “disco” Martedì 24 aprile al Villino delle Rose si è svolta la presentazione del disco “A l’Imbuch d’la Val Maira” inciso dalle corali Santa Cecilia e Valle Maira. La serata organizzata dal Drago ha ottenuto uno strepitoso successo. Il pubblico, molto numeroso, ha applaudito molto calorosamente e quasi ininterrottamente, gli esecutori che han dato un saggio della loro bravura. Il risultato della registrazione del 33 giri è stato veramente ottimo e, durante l’ascolto, un’ondata di commozione ha invaso un po’ tutti. L’entusiasmo e la simpatia dimostrati in questa occasione ci fanno capire come la gente abbia apprezzato l’iniziativa partita dal nostro giornale. Era nostra intenzione rendere omaggio alla Valle Maira e, senza ombra di dubbio, ci siamo riusciti. Adesso finalmente anche la vostra valle avrà un disco, che oltre ad essere un bellissimo ricordo, è anche un modo di fermare il tempo, un farci ritornare alle cose semplici e pure di un mondo che si sta facendo sempre più complicato e caotico. Un ringraziamento particolare va ai direttori e ai componenti delle due corali che con passione e buona volontà hanno contribuito all’enorme successo dell’iniziativa.
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Dunque eccoci con il bel disco in mano ad ascoltare la canzone di Dronero. Duo di chitarre Guido Collo e l’indimenticato Giovanni Gertosio, maestro e direttore di musica, che aggiunge il commovente testo introduttivo interpretato dal bambino Walter Galliano, figlio e poi titolare del glorioso Caffè Teatro. Insieme alla corale Santa Cecilia della Parrocchiale di Dronero canta semplicemente “Guido”, perché così è conosciuto da tutti. Il testo della canzone, come detto, fu scritto nel 1923 da Luigi Massimo.
Nelle altre canzoni, si uniscono la corale Valle Maira diretta dal maestro Giovanni Ribero e la fisarmonica di Giovanni Coalova della tipografia Messaggerie Subalpine, la quale segnò un'altra parte della storia di Dronero durante il fascismo. Venne infatti data alle fiamme il 2 gennaio 1944, con la deportazione a Mauthausen di suo zio, il tipografo Cristoforo Coalova e del socio e vicesindaco Giovanni Lantermino; insieme a Pietro Allemandi e Giuseppe Lugliengo non ne fecero mai più ritorno. Anche Giovanni Coalova era l'anima musicale delle feste che nascevano spontanee nelle tante osterie della bassa valle e della pianura vicina. Il disco fu un grande successo, ed è stato bello constatare dai commenti sui social come ancora oggi sia conservato con affetto in tante famiglie droneresi. Una straordinaria iniziativa del passato che ha unito la gente e che ha fatto del bene al cuore delle persone.
Eccone i protagonisti:
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Ascoltando la canzone ripensiamo alle tante storie che si sono intrecciate da ormai 110 anni: ma lei è ancora lì, e da oggi anche disponibile sul web. Ringrazio ancora l'amico bluesman show Valter Barale per i suggerimenti tecnici (sempre a distanza!) per imbastire una registrazione artigianale da casa. Concludo con un ringraziamento alla mia mamma, Andreina Conte, da tutti conosciuta come Etta, per aver aperto il giradischi quando è stato chiaro a tutti che avremmo avuto del tempo per rispolverare un cassetto della memoria.
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Cosa potevamo fare durante questa terribile clausura forzata per il nostro Paese? Si sono moltiplicate iniziative che hanno commosso tutta l’Italia. Io invece ho pensato alla mia casa, che è sempre stata Dronero, chiedendomi come si poteva colmare una piccola lacuna e regalare alla Valle Maira un'altra piccola storia preziosa da raccontare.
La versione della canzone online, accompagnata da alcune mie fotografie, l’ho presentata non a caso il giorno dell’equinozio di primavera, con la speranza che il ritorno del bel tempo limitasse la tragedia in corso.
20 marzo 2020 Enrico Collo – post su facebook Spero vi piaccia: questa è la canzone di Dronero, la bella città medievale alle porte della Valle Maira, riconosciuta dal turismo internazionale come un luogo selvaggio con una natura incontaminata. La canzone del video è tratta da un disco di 50 anni fa, ma venne scritta nel 1923 in ricordo dei tanti concittadini emigrati che fuggirono in America in seguito alla guerra e all'epidemia della febbre spagnola: che i testi ci aiutino come allora a tornare ad apprezzare le meraviglie naturali che ci circondano, perchè è questo che rende bella la nostra vita.
"Dronero è dove il cielo si rischiara: qui sembra proprio di sognare, tra quei bei castagneti. Tutto è bello e tutto incanta, con l’anima intera si sogna per la bellezza dei paesaggi. Il panorama è l’ammirazione dei pittori, e non si può descrivere solo con dei versi. Si capisce che queste grandi meraviglie hanno per missione di rendere il cuore più buono dei suoi abitanti, incentivati a fare opere belle e partecipate. Gira pure tutto il mondo, fermati anche nel più bello dei paesi, ma ogni volta, quando vedrai il sole che tramonta, ti spunterà una piccola lacrima pensando alla bellezza di Dronero". Così ci racconta la canzone scritta da Luigi Massimo nel 1923, in piemontese come da tradizione popolare.
La canzone "Nostalgia di Dronero"
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Chiudo questo scritto oggi, 22 maggio, con la bella congiunzione di Venere e Mercurio al tramonto, mentre dalla parte opposta del cielo stanno per affacciarsi quelli che saranno i veri protagonisti del 2020: Saturno e Giove, che stanno mettendo in scena il primordiale combattimento fra titani e olimpici nelle stelle del Capricorno, quel Pan demonio mitologico che ci ha decisamente terrorizzati tutti quest'anno.
Risposta a Luigi Massimo:“È stata dura soddisfare la richiesta della canzone di tuo papà, ma l'emozione che ti lascia, sapendo che adesso tanti potranno ascoltarla, è meravigliosa”.
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Se qualcuno che legge avesse altre curiosità o fotografie che riguardano le persone che parteciparono al disco, non esitate a scrivermi a info@naturaoccitana.it Le aggiungerò volentieri a questa piccola storia del nostro paese, condividendola con i collaboratori del Drago che hanno dimostrato interesse alla mia piccola ricerca.
Se siete arrivati fino a qui, grazie per la lettura. Enrico Collo